Tutto nasce per “caso”
Mi avvicino all’apnea già madre dei mie due figli, Guido e Davide. Tutto nasce per “caso” anche se credo che il caso non esista. La piscina in cui mi alleno con una squadretta Master di nuoto, chiude per due mesi e mio fratello Alessandro, pescatore subacqueo, autodidatta, mi propone di frequentare con lui un corso d’apnea, per apprendere i rudimenti della tecnica e scendere sott’acqua con maggiore sicurezza. Accetto subito: il mare mi piace ed ho anche già un brevetto ARA. Sono incuriosita e, poi, chi è abituato a fare sport non riesce a stare fermo molto a lungo. La parte in piscina del corso non mi affascina quanto la prima uscita in mare: 19 Marzo 2006, acqua gelida e tempo piovigginoso, ma, nonostante l’assideramento sfiorato, mi innamoro della profondità. Unica donna in mezzo a tanti uomini, alcuni già pescatori ed in confidenza con l’attrezzatura, quel giorno, nonostante la difficoltà di indossare la muta bagnata, all’aperto ed al freddo, in inverno, seminuda in mezzo alla strada e con gli occhi addosso dei miei compagni, risulto essere la più loquace, solare, sorridente, felice e profonda di tutti.
Chi ti ama ti aiuta a volare.
L’anno seguente, nel 2007, ci organizziamo in dieci per andare a Sharm el Sheikh ad allenare la profondità. Mia madre si prende cura dei bambini e parto. Tornata a casa dichiaro con entusiasmo che è stata la vacanza più bella della mia vita, che l’esperienza è stata fantastica e che ho chiuso gli allenamenti con la quota più profonda di tutti: -45m in Assetto Costante con le due pinne, sono scesa e risalita, cioè, nuotando ed usando esclusivamente le mie forze. Coloro che mi circondano non capiscono bene cosa significhi ciò, anzi mi guardano perplessi, soprattutto nonsi spiegano perché io abbia il sole negli occhi.
Tornata in Italia riesco ad andare a mare molto raramente. Le uscite a mare, inoltre, si organizzano prevalentemente nel week-end e dovrei togliere tempo ai miei cari. Mia madre, però, è una baby-sitter speciale ed, ogni tanto, mi concedo una fuga ed un “tuffo”. Chi ti ama ti aiuta a volare.
Tornata in Italia riesco ad andare a mare molto raramente. Le uscite a mare, inoltre, si organizzano prevalentemente nel week-end e dovrei togliere tempo ai miei cari. Mia madre, però, è una baby-sitter speciale ed, ogni tanto, mi concedo una fuga ed un “tuffo”. Chi ti ama ti aiuta a volare.
Sharm el Sheikh, primo personal record.
Il destino, intanto, continua a tramare affinché io mi avvii verso gli abissi: scopro che gli apneisti più profondi usano la monopinna. E’ un’unica pinna all’interno della quale si inseriscono contemporaneamente i due piedi e l’atleta nuota con uno stile a delfino. WOW! E’ uno strumento fantastico ed il movimento è così sinuoso, mi sento una sirena. Me ne innamoro subito e dedico i mesi seguenti ad imparare la tecnica per avere la fluidità necessaria ad essere onda nell’onda, mare nel mare. I miei fratelli me ne regalano una fatta su misura: mi sembra bellissima!
Torno ad approcciare la profondità col mio nuovo attrezzo e raggiungo, a Maggio del 2009, in Egitto, la quota di -61m. Qualcuno, scherzando, mi dice: “Ehi, ma sei da mondiale!”.
L’estate del 2010, sbarco a Rodi, tra persone sconosciute, che mi accolgono calorosamente e mi aiutano negli allenamenti. In due settimane raggiungo -75m in Assetto Costante con la monopinna, che è quota da Record Italiano: comincio a sognare ed i miei occhi sono liquidi e salati come il mare.
Mi iscrivo al Triple Depht, competizione a livello internazionale del circuito Aida, che si tiene a Dahab, Egitto, tutti gli anni. Per motivi “familiari”, però, sono costretta a rinunciare…e ad aspettare un altro anno.
Torno ad approcciare la profondità col mio nuovo attrezzo e raggiungo, a Maggio del 2009, in Egitto, la quota di -61m. Qualcuno, scherzando, mi dice: “Ehi, ma sei da mondiale!”.
L’estate del 2010, sbarco a Rodi, tra persone sconosciute, che mi accolgono calorosamente e mi aiutano negli allenamenti. In due settimane raggiungo -75m in Assetto Costante con la monopinna, che è quota da Record Italiano: comincio a sognare ed i miei occhi sono liquidi e salati come il mare.
Mi iscrivo al Triple Depht, competizione a livello internazionale del circuito Aida, che si tiene a Dahab, Egitto, tutti gli anni. Per motivi “familiari”, però, sono costretta a rinunciare…e ad aspettare un altro anno.
Campionato Free Immersion a Kalamata.
Arrivo a Kalamata, Grecia, e non so neanche qual è il mio albergo, ma un giudice gentile, che all’aeroporto mi vede spaesata e con la sacca della monopinna a tracolla, mi accompagna. Sono, credo, l’ultima atleta ad arrivare, gli altri sono tutti già là, chi da dieci giorni, chi da una settimana: provano i campi gara ed il mare greco.
Principiante e portabandiera alla cerimonia di apertura. Emozionata e frastornata per ciò che sto vivendo, in un mondo nuovo e tra atleti fortissimi, non ho tanto tempo per provare i miei tuffi: il mondiale ha subito inizio. Sono accolta, aiutata e coccolata dal team Giapponese: Mimì, la loro campionessa e numero due al mondo, mi fa da Cicerone tra regolamenti e cose che non conosco. Decido di fare la mia prima prova ufficiale, dichiarando una quota tranquilla: voglio fare un tuffo decoroso, bello e pulito, che mi battezzi in modo positivo tra i gota dell’apnea. Rinuncio al Record Italiano in Assetto Costante con la monopinna e mi fermo a -68m. Quattro giorni dopo, però, c’è la gara di Free Immersion (FIM) durante la quale mi tiro a braccia lungo il cavo fino a -61m: è Record Italiano!
Mi resta la voglia, ovviamente, di provare a battere il Record Italiano in Assetto Costante con la monopinna e l’occasione mi si presenta a Settembre del 2012, ad Ischia, ad una gara di selezione per i Campionati Italiani Fipsas: con -68m divento primatista italiana Fipsas/Cmas.
A Novembre dello stesso anno, grazie ad uno sponsor d’eccezione, riesco a partecipare al Vertical Blue, gara internazionale Aida organizzata alle Bahamas. Parto ancora una volta con quel senso di vuoto allo stomaco, chiedendomi “perché vado?”, “perché mi imbarco in queste avventure solitarie?”. Il mio cuore ancora non è libero dal giudizio contrario degli altri ed ho qualche senso di colpa nel lasciare i ragazzi per inseguire questa mia passione. Loro, tuttavia, sono i miei primi fan e mi spingono ad andare. Il viaggio è rocambolesco: quattro aerei e dura due giorni. A ciò si aggiunge che il mio obiettivo, superare i -75m, due settimane prima della mia partenza per Long Island, è stato battuto da Linda Paganelli, che scende a -78m: per omologare il nuovo Record Italiano devo raggiungere almeno i -79m. Ancora una volta sono l’unica italiana in gara.
Alle Bahamas, ad attendermi, però, trovo nuovamente la mia amica Misuzu ed il suo accogliente team giapponese: diventano la mia famiglia, il mio riferimento, il mio conforto e lo sprone nei momenti di down. Riesco a chiudere tutti i tuffi in tranquillità, con due Personal Best (PB) di -77 e -79 m di cui, quest’ultimo, è Record Italiano. Grande scalpore, grande eco sui giornali e felicità a casa e dentro di me.
Nazionale Italiana di Apnea
Al mio rientro in Italia mi chiamano clamorosamente, da adulta e tra lo stupore di tutti, ho 42 anni, nella Nazionale Italiana di apnea Fipsas/Cmas.
Nel 2014, durante una vacanza/allenamento nelle acque dell’Argentario, ho, però, il primo approccio con un nuovo strumento: la slitta. Mi accorgo che riesco ad andare, con essa, subito profondo e con facilità e che sono vicina alle quote dei Record Italiani. Entusiasmata dalla scoperta chiamo subito Andrea Zuccari, campione italiano nelle discipline del Variabile e del Variabile No Limit, in cui l’atleta scende con la slitta, appunto, e risale rispettivamente o con la monopinna (o con le due pinne oppure tirandosi a braccia lungo il cavo) oppure con un pallone di sollevamento. Programmo degli allenamenti con lui per Novembre dello stesso anno. Dopo tre giorni sono già a -100m. Per un apneista fare parte del club dei “-100” è un traguardo agognato, ma il mio obiettivo è più profondo. Il quarto giorno, però, subisco uno “scontro frontale” con una delle maniglie di acciaio della slitta ed ho un occhio conciato malissimo. Sono costretta a fermarmi ed a tornare a casa d’urgenza. Il mio oculista mi dice che è un miracolo che continui a vederci e che non abbia conseguenze più gravi.
Nel Club dei -100!
A Maggio 2015 approccio di nuovo la profondità. A Sharm el Sheikh, dopo una settimana, raggiungo con facilità -81 m in Assetto Costante. Tutto è ok e gli abissi sono ancora miei amici, ma ciò che voglio fare ora è scendere con la slitta ed andare ancora più giù. Il 12 Luglio del 2015 omologo, con la quota di -110 m, il Record Italiano in Assetto Variabile No Limit, un record imbattuto da ben ventisei anni! Tornare a casa è una gioia: mi festeggiano tutti, ci sono auguri, sorrisi, festoni e brindisi. So, però, che posso fare meglio e voglio farlo. Dopo un mese ritorno a Sharm: il 19 Agosto 2015 omologo il Record Italiano in Assetto Variabile, con -105 m ed una settimana dopo batto me stessa portando a -120 m il Record Italiano in Assetto Variabile No Limit. Tanti sono i riconoscimenti che ho nella mia città: dalla premiazione del Sindaco, a quella del Circolo Posillipo, in cui mi alleno, al premio della mia scuola di adolescente ed al plauso della Lega Navale Italiana di Pozzuoli, della quale sono atleta. Quello che più mi fa gioire, in realtà, sono gli occhi dei miei ragazzi, che mi guardano con ammirazione. Chiudo la stagione, quindi, con grande soddisfazione, ma so, dentro di me, che ho ancora nuovi orizzonti da esplorare.
Nuovi Orizzonti
Il 2016 rappresenta, per me, l’anno sabbatico dall’apnea: voglio fare tante cose, ma il tempo “libero” dal mio ruolo di mamma è davvero poco e consiste nelle sole tre settimane estive, che i miei figli trascorrono col padre. Decido così di non allenare la profondità e di partire per il Cammino di Santiago. Al ritorno, però, il “caso” vuole che mi ritrovi ad Ischia e con una monopinna ai piedi: il mare mi tira di nuovo fortemente a sé.
Nel 2017 sono pronta per il mio Record del Mondo, raggiungo i -133 metri NO LIMIT, ma un serio problema durante un allenamento, nonché la mancanza di uno sponsor (è uno sport di nicchia, molto dispendioso, soprattutto per garantirmi la sicurezza di cui ho bisogno) mi costringono a rimandare il sogno.
Attraverso un momento di difficoltà psicologica: un incidente alle spalle, niente soldi, un entourage che non fa altro che ricordarmi che sono madre, che è pericoloso, che ho un’età e che mi chiede continuamente “perché?”. Io però ho fiducia in me stessa: lavoro sodo e seguo una rigorosa dieta. Dopo pochi mesi, tuttavia, ho di nuovo un problema durante gli allenamenti. Psicologicamente subisco una battuta d’arresto, chiedendomi se è proprio questa la mia strada, ma piano piano trovo la forza di riprovarci ed il coraggio di rimettermi in gioco per andare fino in fondo al mio progetto di toccare l’abisso. Il 25 Agosto 2018, a quasi 48 anni, sono diventata primatista del mondo di apnea in Assetto Variabile con la monopinna, con -115 metri in 3’04” e quasi 13 atmosfere di pressione. A che cosa pensi, mi chiedono tutti, quando sei laggiù, da sola, nel silenzio?
Ah, il silenzio dell’abisso: vorrei farvelo ascoltare! E’ una cosa così rumorosa da attirare inesorabilmente la mia attenzione.
Attraverso un momento di difficoltà psicologica: un incidente alle spalle, niente soldi, un entourage che non fa altro che ricordarmi che sono madre, che è pericoloso, che ho un’età e che mi chiede continuamente “perché?”. Io però ho fiducia in me stessa: lavoro sodo e seguo una rigorosa dieta. Dopo pochi mesi, tuttavia, ho di nuovo un problema durante gli allenamenti. Psicologicamente subisco una battuta d’arresto, chiedendomi se è proprio questa la mia strada, ma piano piano trovo la forza di riprovarci ed il coraggio di rimettermi in gioco per andare fino in fondo al mio progetto di toccare l’abisso. Il 25 Agosto 2018, a quasi 48 anni, sono diventata primatista del mondo di apnea in Assetto Variabile con la monopinna, con -115 metri in 3’04” e quasi 13 atmosfere di pressione. A che cosa pensi, mi chiedono tutti, quando sei laggiù, da sola, nel silenzio?
Ah, il silenzio dell’abisso: vorrei farvelo ascoltare! E’ una cosa così rumorosa da attirare inesorabilmente la mia attenzione.
Record Mondiale
Il silenzio mi accompagna durante tutto il tuffo e mi permette di essere concentrata ed in contatto con me stessa. La discesa è, per me, la parte più difficile: la slitta mi fa volare verso l’abisso a più di 2 metri e mezzo al secondo, la pressione aumenta incessantemente su tutto il mio corpo e sui miei timpani.
Nel silenzio sono concentrata e mi lascio andare, mi lascio schiacciare: lascio che il mare mi prenda, senza opporre nessuna resistenza.
Sono totalmente rilassata. Un’altra parte di me resta, però, in allerta, ho del lavoro da fare: essere presente a me stessa ed a ciò che mi circonda. Talvolta, allontanarsi troppo dal “qui ed ora”, per un apneista, può essere pericoloso: la narcosi è molto forte a quelle profondità ed è fondamentale non perdere il focus.
E finalmente tocco il piattello: SBAM! Ho toccato il fondo… non mi resta che risalire: metà del viaggio è fatto, manca solo l’altra metà! Che gioia, che adrenalina, che bello. Certo, devo nuotare tanti metri per raggiungere la superficie: una colonna infinita di acqua, ma… il più me lo sono lasciato alle spalle, mi dico rassicurante, ed allora mi concedo anche il lusso di sorridere. Solo chi ti ama ti aiuta a volare… ed io mi sono amata tanto!
Ho sentito fortemente che qualcosa in me era cambiato, quando le voci degli altri mi sono sembrate solamente un fruscio di api ronzanti e, specchiandomi nei loro occhi, mi sono già vista “Signora degli abissi”.
Nel silenzio sono concentrata e mi lascio andare, mi lascio schiacciare: lascio che il mare mi prenda, senza opporre nessuna resistenza.
Sono totalmente rilassata. Un’altra parte di me resta, però, in allerta, ho del lavoro da fare: essere presente a me stessa ed a ciò che mi circonda. Talvolta, allontanarsi troppo dal “qui ed ora”, per un apneista, può essere pericoloso: la narcosi è molto forte a quelle profondità ed è fondamentale non perdere il focus.
E finalmente tocco il piattello: SBAM! Ho toccato il fondo… non mi resta che risalire: metà del viaggio è fatto, manca solo l’altra metà! Che gioia, che adrenalina, che bello. Certo, devo nuotare tanti metri per raggiungere la superficie: una colonna infinita di acqua, ma… il più me lo sono lasciato alle spalle, mi dico rassicurante, ed allora mi concedo anche il lusso di sorridere. Solo chi ti ama ti aiuta a volare… ed io mi sono amata tanto!
Ho sentito fortemente che qualcosa in me era cambiato, quando le voci degli altri mi sono sembrate solamente un fruscio di api ronzanti e, specchiandomi nei loro occhi, mi sono già vista “Signora degli abissi”.